"Il cinema è un importante strumento della realtà e della profondità, in grado di aprire delle 'finestre' di conoscenza sulla complessità che oggi ci circonda". Nella prima delle due giornate dedicate al suo convegno internazionale di studi, un'illustre conferma al Festival Tertio Millennio proviene dal Sindaco di Roma Walter Veltroni. "Identità e disgregazione dell'uomo contemporaneo" è il tema impegnato a cui la manifestazione della Fondazione Ente dello Spettacolo dedica la sua XI edizione, in programma fino al 16 dicembre alla Sala Trevi di Roma: "Il tempo in cui viviamo oggi - prosegue Veltroni nel suo intervento - è un tempo in cui sempre più debole ci appare la forza delle regole etiche, una forza che di fronte alla complessità del pluralismo delle "culture altre" che il mondo globale ha messo in relazione, sembra incapace di una formulazione e di un'accettazione universale". Urgenza e attualità delle tematiche affrontate anche dai film in cartellone, emerge poi dal monito che lancia, facendo eco al Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura che, insieme al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, alla Filmoteca Vaticana e al Centro Sperimentale di Cinematografia, sostiene la manifestazione: "In questo panorama, come ha ben avuto modo di sottolineare monsignor Ravasi, anche i concetti di identità e disgregazione possono ribaltare e confondere le loro valenze".
Fra i relatori della giornata, aperta dai saluti del presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, Dario Edoardo Viganò, anche il critico Enrico Magrelli e il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, monsignor Claudio Maria Celli. Ospite internazionale il regista russo Aleksandr Sokurov, che accompagna al festival il suo toccante Aleksandra sulla questione cecena: "Il film - dice il cineasta, a settembre premiato con il Robert Bresson della 'Rivista del Cinematografo' - si muove fra i poli del dato storico e della rappresentazione artistica. Mostro un paese, la mia Russia, che è purtroppo storicamente abituata alla guerra e ancora lontana dalla pacificazione. Lo faccio però trasversalmente e attraverso lo sguardo di una donna, e una nonna, che incarna una spiritualità ancora viva e una prospettiva simbolica". Oggetto della metafora è un il rapporto fra la vita e la morte, a cui Sokurov vuole affidare la sua più ampia riflessione sull'uomo: "Il rapporto fra guerra e pace - spiega - è assimilabile a quello fra la vita e la morte. Una presenza che nella storia emerge prepotente attraverso il tema della vecchiaia, di cui è portatrice la protagonista". Proprio con la morte Sokurov è stato a diretto contatto durante le riprese del film: 28 giorni in condizioni estreme, fra la zona di Grozny e quella di Khankala, che ancora ospita le truppe russe. "Per motivi di sicurezza - racconta - io e l'attrice raggiungevamo il set separatamente. Lei viveva in un bunker, perché c'erano continui attacchi ed esplosioni. Siamo stati costretti a muoverci su veicoli corazzati e con la scorta, ma era indispensabile che andassi in Cecenia. Dovevo vedere la gente, capire come stesse davvero e toccare con mano la situazione".
Fonte: Libero.it
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